Quando le cose ci vanno male: 4 passaggi per tornare ad essere calmi e costruttivi

Può darsi che facciamo un errore, e che non siamo all’altezza delle nostre aspettative. Succede anche a voi? Come vi trattate in quei momenti?

La maggior parte di noi scatena dentro se stesso pensieri di critica, di biasimo, a volte siamo anche offensivi. E ci prefiguriamo catastrofi a venire (“perderò questo incarico... quella persona non vorrà più saperne di me... non migliorerò mai...”).

Probabilmente -senza accorgercene- siamo convinti che aumentando il nostro livello di paura e agitazione aumenteremo la nostra efficacia. O forse è solo come siamo abituati a trattarci.

Ma non è così che funziona e che possiamo imparare a far meglio.

Come tratteresti qualcuno che vuoi veramente aiutare a far meglio?

Gli diresti le stesse cose che dici a te stessa/o?

La possiamo chiamare self compassion, la possiamo chiamare gentilezza, o anche semplicemente un atteggiamento costruttivo.

Come tornare alla lucidità e al fare qualcosa di utile in 4 passaggi:

Step 1: fermati e torna consapevole

Il primo passaggio è accorgersi che siamo in difficolta, fermarsi e tornare ad essere lucidi e consapevoli: non ignorare la difficoltà, non minimizzare, non esagerare, non catastrofizzare.

Come fare? Parlare con qualcuno potrebbe non essere la soluzione, potrebbe portarci ad immergerci ancor di più nelle nostre storie, fare la vittima o cercare il colpevole ed alimentare le nostre emozioni negative.

Possiamo invece dedicare qualche minuto ad una pratica di consapevolezza:

ascoltare il respiro, una passeggiata consapevole, un body scan, qualche momento di consapevolezza aperta, la pratica del nominare/etichettare ciò che stiamo sentendo e provando. Quello che vi aiuta di più.

Step 2: sei un essere umano anche tu 

Nel caso ce ne fossimo dimenticati, ricordarci che siamo umani e che tutti facciamo errori, che nessuno è perfetto, soprattutto quando stiamo imparando qualcosa di nuovo o se siamo particolarmente stanchi. Kristin Neff parla di richiamare un senso di umanità comune, che non significa esser contenti che anche gli altri abbiano dei problemi ma l’evitare di sentirci l’unica persona sbagliata e senza speranza. Ho dei problemi perché sono umana.

In più, cosa mi ha portato all’errore?

Può darsi che fossi stanca, sotto stress, o che stessi facendo qualcosa di nuovo o particolarmente difficile per me.

Possiamo concederci una dose di comprensione? Se lo facciamo, ci aiuta anche nel passo seguente.

Step 3: cosa posso fare di utile? 

Una volta ristabilite calma e lucidità, possiamo tornare costruttivi.

Chiederci “cosa posso fare di utile”, anche una piccola azione.

Questo passaggio:

  • ci apre di nuovo alla speranza;

  • ci fa sentire capaci di gestire la situazione (magari non TUTTA la situazione, ma almeno una parte) e tutti abbiamo bisogno di sentirci in controllo;

  • ci fa riconoscere cosa ci ha messo in difficoltà in passato, per evitarlo in futuro;

  • ci aiuta a vedere se abbiamo bisogno di chiedere aiuto (e lo step 2 ci impedisce di considerarci sbagliati se lo facciamo).

Qualsiasi sia la nostra situazione, una cosa la possiamo sicuramente fare: trattarci con umanità, comprensione, gentilezza.

Step 4: gestire le proprie obiezioni (o abitudini mentali distruttive). 

Magari il ragionamento ci fila, ma per gli altri e non per noi:

  • Se non mi tratto male, IO non miglioro.

  • Se non mi sento con l’acqua alla gola, IO non mi attivo.

  • IO lavoro meglio sotto stress.

Per qualche motivo siamo abituati a pensare così, ma possiamo riflettere.

Sotto stress la mente e il fisico soffrono, e non è uno stato salutare, se mantenuto a lungo.

Con l’acqua alla gola non si dà il meglio, non siamo creativi ma solo agitati e il pensiero diventa superficiale e schematico (abbiamo fretta di metterci in salvo nel modo più veloce).

Una cosa è lo stress accettabile (eustress), uno stimolo che ci aiuta ad attivarci.

Un’altra cosa è lo stress distruttivo (distress), che sfibra e ci porta solo a reagire.

Per prosperare, abbiamo bisogno di un terreno nutriente.

Per chi non fa una tragedia dei propri errori, è più facile non rinunciare, non demoralizzarsi, individuare la prossima mossa utile, continuare a imparare e arrivare al successo.

La prova del 9: Cosa diresti ad un amico che vuoi aiutare a far meglio?

E quando a sbagliare sono gli altri? Lo stesso.

Magari ne parliamo la prossima volta.

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