Il lavoro e la vita privata

E’ iniziato un nuovo corso in azienda stamani e dal primo giro di presentazioni ho capito che molti si sono iscritti per migliorare l’equilibrio fra lavoro e vita privata. Le persone si accorgono che lo “stress” a lavoro le disturba anche a casa, tanto da decidere di fare qualcosa a riguardo. 

Forse vi sembra normale. Per me non è una cosa da poco. 

Alcuni spunti che ho raccolto oggi e negli ultimi tempi: 

  • si esce da lavoro talmente stanchi da non riuscire più a fare altro;

  • si esce dal lavoro ma la testa continua a rimuginare sui problemi lasciati in sospeso -o anche passati!- ma si continua a pensarci in automatico;

  • nella vita privata si riportano le stesse modalità del lavoro: ci si affretta, si vuol controllare tutto, ottenere risultati, ci si agita anche quando è dannoso (avevo scritto “non necessario” ma ho corretto con “dannoso”);

  • lo stress diventa tale che non si riesce più a rilassarsi e nemmeno a dormire;

  • è difficile trovare le energie per essere presenti ad amici e familiari, ascoltarli, fare qualcosa insieme.

Le persone dunque confermano continuamente che ci è troppo stressato vive male non solo il lavoro ma anche il resto della propria vita. 

La chiave non è dunque in ciò che stiamo facendo: non basta cambiare attività.Abbiamo visto che possiamo essere fuori dall’ufficio e fare altro, e continuare a masticare stress. “Fare qualcosa di rilassante” può essere inutile, se la mente non è presente a ciò che sta succedendo in quel dato momento. 

Ovviamente il mio contributo è un invito e un sostegno a praticare in qualche modo la consapevolezza, così da avere a disposizione tutto il giorno una mente lucida e in grado di essere dove si è: a lavoro, a casa, nel tragitto tra lavoro e casa, altrove e magari divertendosi, sereni. 

Il primo strumento che abbiamo a disposizione, nella consapevolezza, è il corpo, che è sempre a nostra disposizione e ci ricorda dove siamo. Tornare al corpo è semplice, ma può non essere facile. 

Tornare al corpo è il metodo che abbiamo per tornare presenti. Non basterà una volta, ma lo faremo e lo rifaremo ogni volta che ci accorgiamo che ci siamo distratti, e la presenza aumenterà. 

Cosa sto sentendo? Odori, sapori, suoni, sensazioni, emozioni? Da cosa mi accorgo che sono qui? Com’è essere qui ora? Cosa sento? 

Quando sto lavorando, tornare il corpo mi aiuta a sentire quando sono troppo stanca e ho bisogno di una micro-pausa, quando mi sto agitando ed è meglio se mi calmo prima di combinare guai, a mantenere la concentrazione, a monitorare le emozioni finché sono a volume basso, senza farle esplodere.

Quando sono nel tragitto, restare consapevole del corpo mi aiuta ad accorgermi che mi sto allontanando, sto cambiando ambiente e ruolo, sto lasciando andare, ho il tempo per passare da un’attività all’altra o al non fare niente.

Quando arrivo a casa, avrò già lasciato andare durante il tragitto i pensieri e la stanchezza, almeno in parte, e -presente nel mio corpo- a casa potrò dedicarmi a quel che succede di momento in momento. 

Quando capita di fare qualcosa di diverso, potrò godermi tutte le sensazioni nuove, con curiosità. 

L’alternativa è essere sempre nello stesso posto: nei nostri pensieri, che sono poi sempre gli stessi, ancora e ancora. 

Ci avete fatto caso, che sono sempre gli stessi? 

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Quando le cose ci vanno male: 4 passaggi per tornare ad essere calmi e costruttivi

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Dall’intenzione al risultato