I nuovi leaders: siete all'altezza?

Dagli articoli sulla stampa continuiamo a leggere delle “grandi dimissioni” e -anche senza tanti articoli- basta un’occhiata a Linked In per vedere quanti giovani talenti in questi mesi stanno cambiando posto di lavoro. Non hanno paura, vanno dove si sentono meglio.

E’ un panorama molto diverso da quello di pochi anni fa; abbiamo passato crisi e cambiamenti inimmaginabili e le persone sono cambiate, soprattutto i giovani. Nel bene e nel male, siamo generalmente molto più in contatto con i nostri bisogni e soprattutto i giovani non sono disposti a lavorare e non essere soddisfatti, a lavorare e sacrificare tutto il resto, perché hanno sperimentato che non funziona e che non ne vale la pena.

Per questo ai leader di oggi non basta saper fare o saper dire cosa fare, è richiesto l’esserci, con forza e con cuore. 

Sono richieste autenticità e empatia, l’essere in contatto con gli altri, ascoltarli, riconoscerne i bisogni e saper rispondere, essere -ed essere percepiti- come degni di fiducia. 

Il presupposto a queste qualità dell’essere è ancor più difficile: è l’essere in contatto con se stessi, altrimenti non c’è autenticità, non c’è spessore e non può esserci un vero incontro, né comunicazione.

I giovani leader sono avvantaggiati, i meno giovani si possono allenare: ascoltare se stessi e ascoltare gli altri da un posizione autentica sono abilità che si costruiscono esercitandosi poco alla volta. 

E’ un lavoro difficile e i leader alla vecchia maniera spesso si chiudono. Le loro obiezioni sono spesso che essere autentici e empatici significa -o porti a- essere in qualche modo deboli, ma non è così. 

Per essere in contatto con se stessi, con gli altri, e con le situazioni spesso difficili ci vuole forza mentale, emotiva, e anche  la forza del saper fare le cose necessarie (soprattutto quelle difficili) senza però perdere la connessione con gli altri, altrimenti li perdi. 

Come sviluppare questa forza e questo cuore? Ovviamente queste qualità sono basate su delle parti del nostro cervello, più o meno sviluppate e più o meno allenate.  Gli studi di neuroscienze degli ultimi 20 anni ci dimostrano che queste strutture sono allenabili e si modificano con l’uso, come i muscoli in palestra. 

Se non vi sentite all’altezza, se vi accorgete che l’ambiente cerca di farvi prendere consapevolezza che non siete all’altezza (ovvero “alla necessaria profondità”, potremmo ora dire), la Mindfulness vi può dare qualche imput per avviare il cambiamento necessario.  

Buon cambiamento, buon allenamento, buona forza. 

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